I piani di accumulo sono uno degli strumenti più interessanti da utilizzare quando parliamo di risparmio.
Ma cosa sono questi piani di accumulo ? Il piano di accumulo è una strategia finanziaria che prevede investire somme regolari di denaro, anche minime (50 euro), in strumenti finanziari come fondi comuni o piani pensionistici. L'idea è di creare un'abitudine di risparmio costante, in modo che nel corso degli anni i tuoi investimenti possano beneficiare sia degli utili che della crescita derivante dagli interessi generati dagli investimenti stessi. Ma quali sono i vantaggi di avere un PAC ? Oltre alla disciplina finanziaria e alla possibilità di beneficiare della crescita a lungo termine, ci sono altri vantaggi associati al piano di accumulo:
Quali sono invece gli svantaggi ? Pur essendo un approccio di investimento valido, il piano di accumulo presenta anche alcuni potenziali svantaggi:
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CDP ha avviato un programma di emissioni obbligazionarie riservate al mercato retail (persone fisiche residenti in Italia) sottoscrivibili dal 7 al 27 novembre 2023, salvo chiusura anticipata.
Caratteristiche : A chi sono rivolte Le obbligazioni sono riservate alle sole persone fisiche residenti in Italia. Periodo di offerta Dal 7 al 27 novembre 2023, salvo chiusura anticipata Durata 6 anni Rimborso capitale Integrale a scadenza Rendimento Tasso fisso del 5,00% per i primi 3 anni e per i successivi 3 anni tasso variabile pari a Euribor 3 mesi più un margine minimo dello 0,90% Tassazione Imposta sostitutiva del 12,50% Lotto minimo di sottoscrizione 1.000 Euro Cedole Trimestrali Tra le svariate tipologie di obbligazioni che compongono il mondo obbligazionario esistono le Obbligazioni Subordinate. Andiamo ora a capire meglio questo particolare tipo di obbligazioni.
Dal 2022 i mercati hanno performato in modo negativo, sia gli azionari che gli obbligazionari.
La ragione principale è l’inflazione schizzata a livelli che non si vedevano da tempo. Questo ha comportato un decremento dei valori dei portafogli degli investitori, i quali si chiedono se è meglio vendere in perdita per non subire ancora o mantenere il portafoglio inalterato attuando un approccio di lungo termine. Alla domanda è difficile dare una risposta secca e univoca, perchè ogni situazione è un caso a sé. In linea generale, consiglio gli investitori ad adottare un approccio di lungo termine. Le scarse prestazioni di 1 o 2 anni non sono sempre un segnale che è il momento di vendere. La storia, piena di corsi e ricorsi, ci dimostra che in media chi ha avuto il sangue freddo di restare investito è stato ampiamente ricompensato. In effetti, molti dei cali di mercato dell’ultimo ventennio, inclusa la grande crisi finanziaria del 2008 e il crollo del marzo 2020, sono poi stati ampiamente superati dai mercati. Gli investitori che hanno sopportato questi tempi difficili sono quelli che ne sono usciti forse nella forma migliore. A nessuno piace rimetterci denaro. Quando guardiamo il nostro portafoglio finanziario, mentre i segni “più” ci mettono tranquillità, quelli “meno” ci provocano uno stress difficile da gestire. A volte tentiamo di non pensarci, ma spesso è impossibile resistere: troppo forte la voglia di controllare se quella posizione colorata di rosso si stia riprendendo o al contrario stia affondando. Ecco perché, ogni qual volta ci troviamo davanti a un investimento che non sta dando i frutti sperati, ma anzi, ci sta regalando dispiaceri, la domanda che ci si pone è sempre la stessa: liquidarlo per arginare le perdite o aspettare sperando in tempi migliori? La verità è che prendere decisioni in campo finanziario non è mai facile: cosa comprare, quando vendere, quanto resistere. Anche per un investitore esperto, spesso non è così scontato capire se si è fatta la mossa giusta. Certo, se un determinato investimento dovesse vivere un lungo periodo di prestazioni inferiori alla media, la pazienza potrebbe esaurirsi e forse è meglio vendere. Questo potrebbe accadere anche quando gli obiettivi degli investitori cambiano nel tempo in base a dove si trovano nel loro ciclo di vita, alla loro attitudine al rischio e alle circostanze finanziarie. Periodicamente è sempre utile fare un passo indietro ed esaminare la propria situazione finanziaria. Se gli obiettivi di investimento o l’orizzonte temporale è cambiato, può avere senso, come detto, liquidare le posizioni in rosso, anche se questo vuol dire incassare una perdita. Ma quando non vendere ? Mai farsi prendere dal panico e vendere d’impulso a seguito di tutto quel flusso di notizie (di cronaca, economiche, politiche, ecc.) che giornalmente sommerge tutti noi. È indubbio che questo tipo di notizie abbia un effetto sui mercati, ma è anche vero che molto spesso i mercati hanno digerito e prezzato quella informazione prima che venisse comunicata dai media. Insomma, se si decide di vendere un fondo a causa di una specifica notizia, si è molto probabilmente già in ritardo. L'aumento dei tassi di interesse è una delle strategie che le banche centrali utilizzano per cercare di controllare l'inflazione. L'inflazione è l'incremento generale e sostenuto dei prezzi dei beni e dei servizi in un'economia nel tempo. Quando l'inflazione è troppo alta, può avere effetti negativi sull'economia, come la perdita del potere d'acquisto della moneta e la minaccia della stabilità economica.
Ecco perché le banche centrali, come la Federal Reserve negli Stati Uniti o la Banca Centrale Europea nella zona euro, cercano di mantenere l'inflazione a livelli stabili e moderati. Una delle principali armi a loro disposizione è il tasso di interesse. Ecco come funziona il meccanismo:
In sintesi, l'aumento dei tassi di interesse è uno strumento utilizzato per rallentare la crescita dell'economia e ridurre l'inflazione, agendo sulla domanda di prestiti e sulla spesa. L’effetto degli interessi composti: Interessi sugli interessiGli interessi (o dividendi) che reinvesti nel mercato oggi, generano ulteriori interesse domani.
È per questo che i tuoi interessi genereranno altri interessi. Più gli interessi vengono reinvestiti a lungo termine, maggiore sarà l'effetto sui tuoi investimenti. L’effetto diventa ancora più potente nel corso del tempo. Se iniziate abbastanza presto, il denaro accumulato con gli interessi composti potrebbe anche superare l’ammontare che avete versato. Chi prima inizia avrà maggiori benefici nel lungo terminePrima inizi a risparmiare, più l’interesse composto riuscirà a lavorare per farti raggiungere il tuo obiettivo. È uno dei fattori più di valore, ma allo stesso tempo sottostimato che si ha quando si attua un piano d'accumulo a lungo termine. Questo perché l'effetto dell'interesse composto è quasi impercettibile in un primo momento. Maggiore è il rendimento dell’investimento, più sarà potente l’effetto degli interessi composti. Per questo è meglio reinvestire i profitti che ottenete dal mercato azionario. Anche piccoli versamenti mensili saranno sufficienti a generare un risparmio pari o superiore a 100.000 euro nel corso del tempo. I versamenti mensili sono ancor più facili e veloci quando si utilizzano i piani di accumulo. Essi vi consentono di investire regolarmente determinate somme in un paniere diversificato di titoli azionari. Oggi più che un tempo affidare i tuoi risparmi a un consulente finanziario anziché a una banca può comportare diversi vantaggi, ma è importante prendere una decisione informata in base alle tue esigenze e obiettivi finanziari. Ecco alcune ragioni per cui potresti considerare di affidarti a un consulente finanziario anziché alla banca:
Quali sono le caratteristiche principali dei titoli emessi dal Ministero dell’Economia dello Stato Italiano ?
BOT, BTP, CCT, CCTeu, CTZ sono dei prestiti che i cittadini fanno allo stato per finanziare il debito pubblico. Su questi prestiti lo stato paga degli interessi con scadenze diverse e tassi altrettanto diversi. Anche il rimborso del “prestito” avviene a scadenze differenti. Ma andiamo nello specifico… BOT : (Buoni Ordinari del Tesoro): ): sono titoli di stato a breve durata (3, 6 oppure massimo 12 mesi). Non hanno cedola e il rendimento derivante da questo investimento é rappresentato dalla differenza tra valore di rimborso (detto valore nominale) e il prezzo di emissione (in questo caso si dice che il prezzo di emissione é “sotto la pari” in quanto spendo meno di quello che riceverò a scadenza). Spesa 98 – rimborso 100 – 2 interessi lordi. BTP (Buoni del Tesoro Poliennali): sono titoli di stato a lunga durata (3, 5, 10, 15 e addirittura a 30 anni). Pagano interessi semestrali a tasso fisso. CCT/CCTeu : (Certificati di Credito del Tesoro): I CCT sono titoli di stato a tasso variabile con la durata di 7 anni. Gli interessi vengono corrisposti con cedole posticipate semestrali indicizzate al rendimento dei BOT semestrali + un premio detto “spread”; I CCTeu sono dei nuovi titoli di stato con una scadenza medio lunga, pari a 7 anni con cedole sempre semestrali ma l’ interesse é indicizzato al tasso Euribor a 6 mesi. CTZ (Certificati del Tesoro zero coupon): sono titoli di Stato con durata di 2 anni. Come i Bot, sono senza cedola e il rendimento é interamente determinato dalla differenza tra valore di rimborso e prezzo di emissione. La tassazione sugli interessi percepiti dai sottoscrittori di questi “prestiti” è pari al 12,5%. Tutti questi titoli hanno un’elevato grado di liquidabilità in quanto possono essere venduti sul mercato in qualunque momento. Attenzione il prezzo di vendita è stabilito dal mercato stesso e non necessariamente è lo stesso prezzo che abbiamo pagato per sottoscrivere il titolo, può essere maggiore, ma anche inferiore, dipende dai momenti. Sempre più spesso si sente parlare di investimenti ESG e sempre più persone sono orientate verso investimenti di questo tipo, in quanto negli ultimi anni le questioni ambientali e di buona governance si sono fatte più evidenti.
L’evoluzione delle tematiche ESG hanno portato politica (chi più chi meno), aziende, ma sopratutto investitori ad avere un’occhio di riguardo proprio per queste tematiche. Ma cosa significa ESG ? ESG sta per Environmental cioè ambientale, Social cioè sociale e Governance cioè governo societario. Ma nello specifico ? Mi spiego meglio... I fattori di tipo ambientale riguardano l'esigenza di favorire processi produttivi meno energivori e con minore impatto sull'ambiente; I fattori di sostenibilità sociale si riferiscono alle relazioni di lavoro, all'inclusione, al benessere della collettività nonché al rispetto dei diritti umani; Infine i fattori di governo societario riguardano il rispetto di politiche di diversità nella composizione degli organi di amministrazione delle imprese, la presenza di consiglieri indipendenti o le modalità di remunerazione dei dirigenti, elementi che hanno un ruolo centrale nell'assicurare che gli aspetti di tipo sociale e ambientale vengano considerati nelle decisioni delle imprese e delle organizzazioni. Ma un’investitore come può scegliere di destinare i suoi risparmi verso criteri ESG ? Basta seguire il rating ESG, un’indice che che permette anche agli investitori di avere una maggiore comprensione della sostenibilità di una impresa e della sua esposizione a rischi collegati a problematiche ambientali, sociali o relative alla governance. Il rating ESG è costituito da una serie di fattori che permettono di esprimere una valutazione anche in merito al profilo di rischio e di performance di un investimento relazione al livello e alla tipologia di impatto di un’azienda. Il tutto in relazione alla tipologia del mercato in cui opera, alle strategie e alle iniziative progettuali che la contraddistinguono. Quando si decide di investire, non serve essere dei maghi della finanza, ma basta semplicemente evitare 5 macro errori. Si tratta di principi basilari condivisi da tutti gli esperti del settore compresi noi consulenti e che spesso vengono ribaditi all’infinito. Questo proprio perché, puntualmente, l’istinto porta gli investitori a cadere nelle stesse trappole.
1. NON DIVERSIFICARE Mettere tutte le uova nello stesso paniere amplifica i rischi e non permette una corretta gestione del risparmio. E’ necessario bilanciare il proprio portafogli in classi di attività differenti (azioni, obbligazioni, valute, materie prime, eccetera) puntando su settori variegati. In questo modo, quando alcune classi di attività come le azioni vanno male, la perdita potrà essere compensata da altri investimenti che tendono ad andare bene nelle medesime circostanze. 2. INVESTIRE SPINTI DALLA MODA DEL MOMENTO La paura di mancare l’investimento del secolo e la tendenza a farsi influenzare dalle ultime mode può produrre errori clamorosi. Raramente cavalcare l’euforia di una bolla che si gonfia è una buona idea. 3. NON RAGIONARE A LUNGO TERMINE L’investitore facoltoso è meno interessato ai guadagni di breve periodo e punta a creare ricchezza con lungimiranza. Pianificare per i prossimi decenni è un esercizio che aiuta investire con degli obiettivi in mente e a rapportarsi in modo più lucido alla sfida. 4. FARSI PRENDERE DAL PANICO Resistere alle intemperie dei mercati può essere quasi impossibile. Se i titoli crollano, vendere “concretizza” la perdita: per questo disporre di sufficiente liquidità per affrontare il mercato “orso” è fondamentale. Essere costretti a vendere nel momento sbagliato, perché non esistono alternative, è una situazione da evitare. 5. FARE TUTTO DA SOLI I possessori di grandi patrimoni raramente gestiscono tutto in proprio: un “buon consulente”, inoltre, “è anche un modo per mitigare lo stress”. Un consulente finanziario permette di ridurre i rischi e le perdite quando i mercati soffrono. Il prezzo da pagare per questa esperienza viene spesso più che bilanciato nel lungo periodo. |
AutoreAndrea Fumasi Archivio
Novembre 2023
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