Con il termine ESG si intendono 3 aspetti che in un futuro prossimo assumeranno sempre più importanza.
E : Environmental, ovvero l'ambiente S : Social, ovvero l’impatto e la relazione con il territorio, con le persone, con i dipendenti, i fornitori, i clienti G : Governance, ovvero i temi di una gestione aziendale ispirata a buone pratiche e a principi etici. A questo proposito anche i grandi fondi sovrani si stanno muovendo in questa direzione. Ecco cosa scrive Marco Lu su Visualcapitalist : "Con un patrimonio di 11,2 trilioni di dollari , i fondi sovrani guardano sempre più agli investimenti sostenibili man mano che la transizione energetica acquisisce maggiore slancio.I fondi sovrani sono pool di capitale gestiti dal governo, generalmente derivati da riserve in eccesso o entrate derivanti dalle esportazioni di materie prime. Sebbene gli investimenti in asset green siano aumentati in modo significativo negli ultimi anni, essi rappresentano ancora una piccola quota del patrimonio complessivo dei fondi, coprendo meno dell’1% del totale. Le risorse verdi superano quelle nere. Nel 2023, i fondi sovrani detenevano 26 miliardi di dollari in investimenti verdi, superando di oltre il doppio gli investimenti neri. Mentre le risorse verdi includono investimenti in energie rinnovabili e veicoli elettrici, le risorse nere riguardano i combustibili fossili e le risorse limitate. Quasi la metà delle attività verdi sono detenute da fondi del Golfo che stanno incanalando i proventi energetici in investimenti sostenibili. Ad esempio, un importante fondo degli Emirati Arabi Uniti ha partecipazioni nella Tata Power Renewables con sede in India, una società eolica offshore con sede in Germania e in una società solare residenziale statunitense. Nel frattempo, il fondo dell’Arabia Saudita detiene una partecipazione del 44% nella società di servizi pubblici ACWA Power, che sta lavorando per aumentare la propria capacità di idrogeno. Oltre a ciò, il fondo di Singapore sta effettuando investimenti chiave in asset sostenibili. Nel 2022, ha creato un braccio di investimenti da 5 miliardi di dollari focalizzato sulla decarbonizzazione dell’economia globale. Il governo della Nuova Zelanda, che gestisce un altro fondo leader che investe nelle energie rinnovabili, ha collaborato con BlackRock nel 2023 per lanciare un fondo da 1,2 miliardi di dollari incentrato sulle infrastrutture climatiche. Il fondo ha lo scopo di accelerare gli sforzi di decarbonizzazione del Paese in quanto mira a diventare tra i primi paesi ad avere fonti rinnovabili che alimentano il 100% del proprio sistema elettrico."
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Oggi voglio proporvi un'interessante articolo di Sara Silano, caporedattore di Morningstar Italia.
Sara descrive in modo molto esaustivo quali comportamenti andrebbero tenuti per diventare investitori migliori. Sara Silano scrive : " Se pensate che la ricetta per diventare investitori migliori sia prendere la calcolatrice, riempire un foglio di formule, conoscere i segreti del trading e dei mercati finanziari, siete sulla strada sbagliata. Il primo ingrediente è fissare gli obiettivi, ossia domandarsi: “Sto mettendo da parte dei soldi per cosa?”. La risposta potrebbe non essere così ovvia. Perché, ad esempio, devo risparmiare adesso che sono giovane per quando andrò in pensione? In fin dei conti non vedrò i frutti dei miei sforzi prima di 20-30 o più anni. Meglio pensare all’oggi: posso comprare un nuovo smarthphone o un’auto più bella. La mappa degli obiettivi Il motivo per cui spesso fatichiamo a fissare gli obiettivi è la cosiddetta distanza psicologica, ovvero lo spazio soggettivo che percepiamo tra noi stessi e le cose, gli eventi o le persone. Ciò che è lontano ci coinvolge meno. Quando prendiamo delle decisioni, assumiamo almeno tre criteri: qual è la probabilità che un evento accada, quando, come e a chi. Attraverso queste lenti, il “noi, qui ed ora” ci sembra più importante rispetto a il “loro, lontano e fra decenni”. La ragione è un’inclinazione cognitiva, nota come present bias, che ci fa percepire il presente come amplificato e il futuro ristretto. Indipendenza finanziaria Proprio per questo motivo, molte persone tendono a spendere tutto il loro stipendio o gran parte di esso in breve tempo. In realtà, il segreto per un benessere duraturo è far fruttare una parte del reddito da lavoro, in modo che generi nuovi flussi di denaro. Uno dei canali principali è l’investimento in strumenti finanziari che generino rendimenti; un altro può essere l’immobiliare (rendita derivante dall’affittare un appartamento a terzi, ad esempio). Per diventare finanziariamente indipendenti è necessario che una parte del proprio stipendio vada ad alimentare altre fonti di rendimento e non sia impiegato tutto per le spese correnti o per pagare i debiti di quelle passate. In pratica, bisogna valutare le decisioni di spesa di oggi, mettendole in una prospettiva di lungo periodo. Non dimentichiamo che “economia” significa usare in modo razionale il denaro per soddisfare dei “bisogni (presenti e futuri)” e che questi sono differenti dai “desideri”. Ad esempio, comprare ogni settimana un nuovo paio di scarpe può essere un’aspirazione ma non è una necessità. Domande, domande, domande Una volta che accettiamo di volerci costruire un benessere finanziario sostenibile per tutta la nostra vita, dobbiamo trovare gli strumenti finanziari adatti. Confrontando tra loro degli investimenti è importante guardare alla capacità di generare reddito futuro più che al loro valore attuale. Se vogliamo acquistare un prodotto finanziario, ad esempio un fondo o una polizza vita, dobbiamo innanzitutto domandarci: capisco quello che sto comprando? Sono in grado di descriverlo con parole mie? Perché lo metto in portafoglio? E davvero la migliore soluzione per me? Per i propri investimenti, ci si può affidare a un consulente finanziario. Come per la scelta dei prodotti, anche quella del servizio deve essere fatta in modo oculato. Ad esempio, è importante sapere come viene remunerato il professionista: attraverso retrocessioni da parte delle società di gestione o con una parcella per il servizio offerto? Il consulente è indipendente o dipendente da una banca o da una società di intermediazione? Colloca solo strumenti finanziari della casa o anche di terzi? Investitori migliori I prodotti e servizi finanziari possono essere volutamente opachi e la responsabilità di proteggere i nostri interessi ricade primariamente su noi stessi, in qualità di investitori e proprietari del nostro patrimonio. Leggere, informarsi, acquisire i concetti economici e finanziari di base, ma anche non stancarsi di fare domande ed evitare ciò che non ci è chiaro o di cui non comprendiamo il funzionamento sono tutti buoni modi per diventare investitori migliori." Tutti noi abbiamo ricevuto strane email che promettevano guadagni facili e in poco tempo e le abbiamo immediatamente cestinate.
Ma non tutte le truffe sono così facili da identificare. Quante volte siti farlocchi che si spacciano per veri, ci richiedono di aggiornare i nostri account ? Questo permette ai truffatori di reperire informazioni personali. Come si fa a proteggersi da schemi così subdoli? Ecco alcuni suggerimenti: 1. Metti in dubbio tutto Questo è il modo migliore in cui puoi proteggerti, non solo dalle frodi finanziarie, ma dalla maggior parte delle truffe. Se qualcosa sembra troppo bello per essere vero, probabilmente non lo è. Quando ti propongono un affare “sensazionale”, fai molte domande del tipo: perché me lo offri? Cosa ne guadagni tu (chi te lo propone)? Perché c'è tanta urgenza? Cosa succede se aspetto qualche giorno? Se la persona a cui vengono poste le domande si arrabbia o smette di rispondere, molto probabilmente sei davanti a una truffa. 2. Rivedi tutti gli account e le password Tieni d'occhio tutti i tuoi conti bancari e le carte di credito. Controlla regolarmente i tuoi estratti conto e assicurati di riconoscere tutte le transazioni fatte. E, anche se può sembrare ovvio, mantieni le tue password private e complesse. E non utilizzare le password per più account. 3. Non condividere mai informazioni personali sui social media Le banche non richiedono mai per email i vostri dati personali, ne le vostre password. Condividi le informazioni solo quando sei completamente sicuro di chi le sta ricevendo. E non comunicare mai informazioni bancarie, sulla carta di credito o dati personali su qualsiasi social media. 4. Proteggi la tua identità: tieni traccia delle tue dichiarazioni Controlla con attenzione le transazioni sugli estratti conto della banca e della carta di credito per assicurarsi che siano in linea con le transazioni che hai effettuato. E se riscontri una discrepanza, avvisa immediatamente la banca, prima telefonicamente e poi tramite posta certificata, richiedendo una ricevuta di ritorno. 6. È Amazon? O Amaazon? C'è una “o” in più nell'email che hai ricevuto da Google? O il logo del sito ti sembra strano ? Come dicevo all’inizio, i truffatori usano spesso nomi di marchi comuni per ingannare le persone e superare i filtri della posta, e pensando di lavorare con aziende fidate potremmo inconsapevolmente cadere in una truffa. Assicurati di lavorare con il marchio, il sito o la persona che conosci e di cui ti fidi, prima di inviare qualsiasi informazione finanziaria. 8. Non inviare denaro a persone che non conosci Quanto spesso si sente in televisione di persone, soprattutto anziani, aggirate con la scusa di parenti in difficoltà che necessitano di denaro. Le cose non sono sempre come sembrano. Non inviare mai denaro a qualcuno che non conosci. E anche se invii denaro a persone che conosci, verifica i fatti prima di inviare qualsiasi cosa, perché una volta che il denaro è andato potrebbe essere impossibile farlo tornare indietro. Diversi investitori privati trovano giovamento nel gestire in autonomia il loro portafoglio.
Per loro è una soddisfazione cercare di battere il mercato, prendendo le proprie decisioni e scegliendo titoli e tempi di investimento Ma non tutti gli investitori sono così. Tanti, forse la maggior parte, non sono disposti a dedicare troppo tempo nella gestione delle proprie finanze, anche per via della scarsa conoscenza della materia. Nel loro caso può essere preferibile lasciare che un consulente scelga le soluzioni finanziarie più adatte. Dunque, avete mai riflettuto su quando e perché è utile avvalersi dell'esperienza di un consulente? Per determinarlo, si possono prendere in considerazione alcuni criteri: Obbiettivo Qual è l'obiettivo a cui puntate ? Volete ricavare entrate extra quando si ha successo, senza soffrire quando si fallisce, oppure volete un piano finanziario a lungo termine costruito in modo coerente con la vostra situazione finanziaria ? In quest'ultimo caso, la limitazione del rischio è importante. Il consulente è un professionista che vi può delineare un sentiero di investimento coerente con le vostre possibilità e i vostri obiettivi, selezionando i giusti prodotti e il loro livello di rischio. Tempo Puoi dedicare tempo nella gestione dei tuoi investimenti, o il tuo lavoro ti impegna e preferiresti dedicare le ore libere a qualcos’altro? Se per te la gestione dei risparmi è un peso, faresti meglio ad avvalerti di un consulente. Essendo un professionista esperto ti costerà denaro, ma con tutta probabilità, otterrai rendimenti maggiori rispetto a quelli che potresti realizzare investendo in autonomia con troppo poco tempo e scarsa attenzione. Conoscenza Un’ altro elemento da considerare è la conoscenza della materia finanziaria. Conosci le azioni, le obbligazioni, i fondi, gli ETF, la macroeconomia ? Se la risposta è si, approccia i mercati in totale autonomia, in caso contrario, utilizza le conoscenze già in possesso di un consulente. Un consulente del settore conosce i diversi prodotti di investimento, le loro caratteristiche e i loro rischi. Se ti manca la conoscenza rischi di giudicare male i prodotti o le strategie di investimento. Seconda opinione Anche quando prendi le tue scelte in autonomia, interpellare un consulente è un buon modo per ottenere una seconda opinione per testare le tue idee e decisioni. Ovviamente questi ingredienti non sono una garanzia, come del resto non si hanno garanzie quando ci si affida ad altri professionisti come ad esempio il medico, il commercialista, l’architetto ecc. Certamente nessuno vieta il “fai da te”, ma siamo sicuri che i risultati poi saranno migliori ? Le polizze vita sono tra i prodotti finanziari più diffusi in Italia.
Vediamo ora le differenze. Le polizze caso morte hanno lo scopo di tutelare i beneficiari nel caso di morte prematura di chi ha stipulato l’assicurazione. Ad esempio vengono stipulate da chi svolge lavori pericolosi, proprio per tutelare a livello economico i famigliari, garantendo ai beneficiari un capitale o una rendita, nel caso in cui il lavoratore che ha stipulato la polizza venga a mancare. Sono quindi polizze di tutela. Le polizze caso vita invece sono dei meri prodotti d’investimento, queste si dividono tra polizze di Ramo I o di Ramo III. Le Ramo I hanno la restituzione garantita del capitale dedotte le commissioni, questa garanzia è dovuta al fatto che la compagnia investe generalmente in Titoli di Stato. Nel caso invece delle Ramo III, la compagnia assicuratrice investe i premi in un paniere di azioni (Index Linked) o in fondi comuni d'investimento (Unit Linked). Alla scadenza della polizza il capitale restituito sarà superiore o inferiore al capitale versato in base all’andamento dei mercati, non garantendo quindi il capitale versato. E’ importante sapere come nelle Ramo I, la gestione del capitale viene definita “separata” ovvero viene tenuta distinta dai mezzi propri della compagnia di assicurazione. Le polizze vita sono : - impignorabili e insequestrabili, - sono esenti dalle imposte di successione, - escono dall’asse ereditario e possono essere trasferite a soggetti esterni al proprio nucleo familiare, - solamente le Ramo I non pagano il bollo dello 0,2% annuo. Attenzione però….non è tutto oro quello che luccica. Molto importante è conoscere alla perfezione sia le caratteristiche che i costi della polizza che si va a firmare, in quanto questo genere di prodotti non è adatto a tutti e spesso si finisce per sottoscrivere un prodotto che non soddisfa le proprie esigenze. Dare una risposta univoca al quesito è impossibile.
Troppi fattori entrano in gioco, come ad esempio l’obiettivo finanziario, l'orizzonte temporale, il livello di rischio che si è disposti a sopportare e la conoscenza finanziaria. In generale, una buona strategia di diversificazione può aiutare a mitigare i rischi e massimizzare le opportunità di rendimento. Tuttavia, è da ricordare che nessuna strategia di investimento è priva di rischi e che è importante consultare un consulente finanziario prima di prendere decisioni significative sugli investimenti. Molto importante è valutare se questi 100.000 euro fanno parte di un patrimonio più ampio o sono tutto il patrimonio dell’investitore. Ecco una possibile suddivisione di un investimento di 100.000 euro, se fanno parte di un patrimonio più ampio, in base a diverse categorie di asset: 1. Azioni: Ad esempio il 50%, potrebbe essere destinata a investimenti in azioni, magari attraverso un fondo comune di investimento, tenendo in considerazione che gli investimenti azionari possono offrire potenziali rendimenti elevati, ma comportano anche un maggiore rischio. Di conseguenza la valutazione dei rendimenti NON deve essere fatta anno per anno, ma globalmente dopo almeno 6/7 anni. 2. Obbligazioni: Le obbligazioni sono generalmente considerate meno rischiose rispetto alle azioni e possono fornire un flusso di reddito stabile. Si potrebbe destinare una parte del portafoglio, ad esempio il 30%, a obbligazioni di vario tipo, come obbligazioni governative o societarie. 3. Liquidità: Mantenere una certa quantità di liquidità è importante per far fronte a spese impreviste o per sfruttare opportunità di investimento a breve termine o per ulteriori acquisti nelle fasi negative di mercato. Riservare quindi una parte del portafoglio, ad esempio il 10%, in asset liquidi come conti bancari o strumenti del mercato monetario. 4. Materie prime: Alcuni investitori considerano l'inclusione di materie prime, come oro, argento o petrolio, nel loro portafoglio per diversificare ulteriormente. Potresti destinare una piccola percentuale, ad esempio il 10%, a investimenti in materie prime, acquistate tramite ETF/ETC. (Per sapere cosa sono, vedere il post di riferimento) Se invece per un risparmiatore i 100.000 euro sono tutti i suoi risparmi, le percentuali potrebbero essere cosi suddivise : 1. Azioni: 35% 2. Obbligazioni: 35% 3. Liquidità: 25% 4. Materie prime: 5% Molti di voi, soprattutto della mia età si ricorderanno come agli inizi degli anni ‘90 andassero di moda i Certificati di deposito (CD) che venivano sottoscritti presso le banche. Per non indurvi in confusione, visto che Certificates in italiano si traduce con Certificati, vorrei spiegarvi in modo sintetico la differenza tra i due. Mentre i Certificati di deposito sono sono titoli vincolati e trasferibili che attribuiscono al possessore il diritto al rimborso del capitale più un interesse, i Certificates sono titoli decisamente più complessi, essendo dei “derivati cartolarizzati”, emessi generalmente da Banche d'investimento per offrire agli investitori strumenti flessibili e idonei a soddisfare diverse esigenze di investimento e in diversi scenari di mercato. Si tratta di strumenti finanziari che possono essere indicizzati a diverse tipologie di sottostanti: indici o titoli azionari, valute, commodities, etc.. Esistono molteplici forme di Certificates : - A capitale garantito/protetto: con garanzia del rimborso dell’intero capitale investito a scadenza - A capitale parzialmente garantito/protetto: con garanzia del rimborso solo di una parte del capitale investito a scadenza - A capitale condizionatamente protetto: con garanzia del capitale investito a scadenza solo al verificarsi di determinate condizioni. Anche le cedole hanno diversi metodi di calcolo : - Incondizionate - Condizionate - A memoria I Certificates, una volta emessi, vengono quotati principalmente su due mercati: Sedex di Borsa Italiana, o sul segmento Cert-X di EuroTLX, e tipicamente l’emittente opera come Market Maker o Liquidity Provider per garantirne la liquidità. MOLTO IMPORTANTE DA SAPERE 1. Il valore di mercato dei Certificates può essere volatile; 2. Potresti non ricevere alcun rendimento dall’investimento nei Certificates; 3. Potresti perdere, parte del capitale investito. I Certificates si qualificano come prodotti a complessità molto elevata, si consiglia di leggere e capire molto bene il prospetto informativo. Come ricordo sempre, un portafoglio deve essere BEN DIVERSIFICATO, in questo caso una piccola percentuale può essere composta da Certificates. Perchè è importante la pianificazione finanziaria ?
E soprattutto…. viene svolta correttamente da chi gestisce il vostro patrimonio ? La pianificazione finanziaria è molto importante, in quanto essendo il processo che coinvolge la valutazione della situazione finanziaria di una persona, la definizione degli obiettivi finanziari e la creazione di un piano per raggiungerli può determinare il successo o l’insuccesso nella gestione dei vostri soldi. Per i risparmiatori, la pianificazione finanziaria può essere cruciale per garantire una gestione oculata delle finanze personali e degli investimenti nel lungo termine. Una corretta pianificazione finanziaria dovrebbe essere composta da come minimo queste componenti :
Svolgere questo compito in maniera oculata, è sinonimo di corretta consulenza finanziaria. I fondi pensione aperti sono forme pensionistiche complementari alle quali, come suggerisce il termine “aperti”, possono aderire tutti coloro che, indipendentemente dalla situazione lavorativa (lavoratore dipendente del settore privato o pubblico, lavoratore autonomo, libero professionista, altro), intendano formarsi una pensione complementare.
I fondi pensione aperti possono essere istituiti da banche, imprese di assicurazione, ecc.Sono costituiti sotto forma di patrimonio separato e autonomo rispetto a quello della società istitutrice in quanto è destinato esclusivamente al pagamento delle prestazioni agli iscritti e non può essere utilizzato per soddisfare i diritti vantati dai creditori della società. La contribuzione Per il lavoratore dipendente del settore privato che aderisce su base collettiva, i contratti e gli accordi collettivi, anche aziendali, fissano la contribuzione. Il datore di lavoro verserà sulla posizione individuale dell’aderente: - il contributo a carico del lavoratore, nell’importo previsto dall’accordo collettivo o regolamento aziendale (ferma restando la possibilità di contribuire in misura superiore); - il contributo dell’azienda, nella misura prevista dall’accordo collettivo o regolamento aziendale (cui il lavoratore ha diritto se effettua il proprio versamento); - il TFR futuro (cioè il TFR maturato dal momento dell’adesione), in tutto o in parte, in base a quanto previsto dall’accordo collettivo o regolamento aziendale. E’ possibile versare anche il solo TFR; in tal caso il datore di lavoro non ha l’obbligo di versare il proprio contributo. Il lavoratore dipendente del settore privato che aderisce su base individuale sceglie al momento dell’adesione l’importo e la periodicità della contribuzione, e può successivamente modificarli; può versare anche il solo TFR. Trattandosi di adesioni individuali, l'iscritto non ha diritto al contributo del datore di lavoro, il quale può comunque decidere di contribuire al fondo pensione aperto scelto dal proprio dipendente. Il lavoratore dipendente del settore pubblico può aderire versando solo il contributo individuale, ma non il flusso di TFR. Il lavoratore autonomo e il libero professionista stabiliscono liberamente l'importo e la periodicità della contribuzione. Nel corso del tempo è possibile modificare le proprie scelte. La rendita al momento del pensionamento. Una volta maturati i requisiti per la pensione obbligatoria, l’iscritto che abbia partecipato alla previdenza complementare per almeno cinque anni, può trasformare la sua posizione individuale in una rendita calcolata in base all'età e al capitale accumulato. Al momento del pensionamento l’aderente sceglie il tipo di rendita che intende percepire tra quelle previste dal fondo. Se sceglie la rendita reversibile, la pensione continuerà ad essere erogata al soggetto indicato dall’aderente. Nel caso in cui abbia scelto la rendita con restituzione del montante residuale, al beneficiario indicato viene versato il capitale residuo in unica soluzione. Se manca l’indicazione di un beneficiario, l’erogazione della rendita termina al momento del decesso dell’aderente. In caso di decesso dell’aderente prima del conseguimento delle prestazioni pensionistiche, la sua posizione individuale è riscattata dai beneficiari designati oppure dagli eredi se non sono stati designati altri beneficiari. In mancanza di tali soggetti, la posizione resta acquisita al fondo pensione. La prestazione in capitale Si può anche optare per la liquidazione in capitale della posizione individuale fino a un massimo del 50% del montante accumulato. Se la conversione in rendita del 70% del montante finale accumulato risulta inferiore alla metà dell’importo annuo dell’assegno sociale, la prestazione potrà essere erogata interamente in capitale. beneficiari designati oppure dagli eredi se non sono stati designati altri beneficiari. In mancanza di tali soggetti, la posizione resta acquisita al fondo pensione. Fiscalità e deducibilità Durante la fase di accumulo è possibile dedurre dal reddito complessivo annuo i contributi versati al fondo pensione fino al limite di 5.164,57 euro. Tale importo comprende l’eventuale contributo del tuo datore di lavoro. E’ esclusa dalla deduzione la quota del TFR. I rendimenti maturati dal fondo pensione sono soggetti all’imposta del 20%, più favorevole rispetto al 26% che si applica alla maggior parte delle forme di risparmio finanziario. Sulla quota del rendimento che deriva dal possesso di titoli di Stato e titoli similari, la tassazione è fissata al 12,5%. Ultimamente si sente sempre più spesso parlare di ETF, ma cosa sono ?
Vediamo quindi, senza scendere troppo nello specifico, cosa sono e come si comportano questi strumenti d’investimento. Un ETF è un fondo di investimento scambiato in borsa e progettato per replicare fedelmente l’andamento di una determinata asset class o di un determinato indice azionario o obbligazionario o di materie prime (ETC). Per esempio, un ETF può seguire l’indice S&P 500, cioè l’indice di borsa USA che elenca le 500 aziende statunitensi con la maggiore capitalizzazione o il mercato azionario italiano, piuttosto che quello europeo o giapponese. Gli ETF quindi sono strumenti passivi, il cui obiettivo di investimento, come detto, è esclusivamente quello di replicare la performance dell’indice benchmark a cui fanno riferimento consentendo in modo immediato agli investitori di esporsi al mercato di interesse (azionario, obbligazionario, di materie prime ecc). Operativamente, grazie alla negoziazione in tempo reale in Borsa, gli ETF possono essere acquistati e venduti come se fossero delle azioni tramite la propria banca o il proprio consulente; Gli ETF, replicando un indice notorio di mercato, consentono agli investitori di essere perfettamente consapevoli del profilo rischio/rendimento del proprio investimento nonché del portafoglio titoli a cui sono esposti. Essi hanno inoltre un prezzo che si aggiorna in tempo reale in funzione dell’andamento delle componenti dell’indice di riferimento e, quindi, l’investitore è costantemente a conoscenza della valorizzazione del proprio investimento in ETF, anche grazie alla pubblicazione giornaliera del valore ufficiale dell’ETF (NAV) Gli ETF non hanno scadenza e contemporaneamente sono quotati in Borsa in tempo reale; l’investitore può quindi modulare in funzione dei propri obiettivi l’orizzonte temporale dell’investimento, che può andare dal brevissimo termine (trading intraday) al medio/lungo termine, come per gli investimenti effettuati a fini previdenziali. Infine, considerando che il lotto minimo di negoziazione è pari ad una sola quota/azione, è possibile prendere posizione sugli indici di tutto il mondo anche per importi ridotti; Gli ETF sono fondi o Sicav il cui patrimonio è per legge di esclusiva proprietà dei possessori delle quote/azioni dell’ETF. Di conseguenza anche nell’ipotesi di insolvenza delle società che si occupano della gestione, amministrazione e promozione del fondo, il patrimonio dell’ETF non verrebbe intaccato. Questo a grandi linee cosa sono gli ETF, ci sarebbe molto altro da dire su questi strumenti, ma non voglio tediarvi entrando più nello specifico. |
AutoreAndrea Fumasi Archivio
Ottobre 2024
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