Bitcoin sulle montagne russe.
Dopo la rovinosa discesa di ieri (19/05/2021) che si è attestata ad un -14,40%, oggi la moneta virtuale rimbalza mettendo a segno un +16,00% (nel momento in cui scrivo). Il Bitcoin può benissimo essere un’investimento speculativo nel breve o brevissimo periodo proprio per la sua intrinseca volatilità (ampie oscillazioni), ma attenzione se viene usato come mezzo di pagamento quando diventa un’arma molto pericolosa. Se ad esempio si deve pagare un bene costato 1 Bitcoin, al cambio di ieri avrebbe significato sborsare 36.720 Dollari ovvero circa 30.098 Eur, ma se il pagamento viene effettuato oggi significherebbe un’esborso di 41.735 Dollari ossia circa 34.209 Eur, con una differenza quindi di circa 4.111 Eur in più. Le ampie oscillazioni non fanno bene ad uno strumento usato come mezzo di pagamento, pensate che ad esempio il cambio EUR/USD è fermo su questi livelli da circa 6 mesi seppur con minime variazioni, ma sempre nell’ordine di max il 5%. Attenzione dunque…..occhi aperti.
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La percezione di tranquillità, pochi ma sicuri, che molti risparmiatori ripongono nell’obbligazionario, spesso viene disattesa, del resto si sa, ad ogni rialzo dei tassi, a volte bastano le voci, si determina una diminuzione nei prezzi dei titoli, obbligazioni societarie o titoli di stato che siano, soprattutto per quelli di più lunga scadenza, ma in AllianceBernstein (importante società di asset management globale) fanno notare una cosa molto importante; se sul breve periodo è vero che gli investitori possono vedere una diminuzione dei prezzi dei loro titoli obbligazionari è anche vero che nel lungo periodo il rialzo dei tassi va a vantaggio di quest’ultimi in quanto il reinvestimento delle cedole avverrà a tassi più elevati.
DIVERSIFICAZIONE….parola usata e abusata in campo finanziario per descrivere quel processo di ampliamento della gamma dei prodotti o dei servizi finanziari offerti, al fine di realizzare rendimento e/o ridurre i rischi.
Dico abusata perché capita sempre più spesso di vedere portafogli composti da 10/12/15 prodotti finanziari con nomi diversi, ma che sono sostanzialmente la stessa cosa. Come mi è capitato di recente, analizzando 3 portafogli di miei clienti, intrattenuti presso altrettante società primarie di investimento concorrenti. Nel primo caso il portafoglio era composto da 15 fondi, tutti appartenenti alla casa di gestione di proprietà del gruppo (i cosiddetti prodotti “della casa”), 15 fondi dai nomi diversi, ma con un bassissimo grado di diversificazione sia settoriale che geografica. Nel secondo caso i fondi erano 4, con una netta prevalenza di Europa, ovvero niente mercato USA, niente mercati Asiatici, niente mercati Emergenti. Nel terzo caso invece discreta diversificazione settoriale / geografica, ma ancora una volta ottenuta con prodotti cosiddetti “della casa”. Ma questi prodotti “della casa” saranno veramente i migliori per puntare sui mercati o ne possiamo trovare altri ? Queste realtà di primaria importanza nel settore gestione patrimoni, perché enfatizzano così tanto il fatto di collaborare con moltissime società di gestione, come si evince dai rispettivi siti, se poi i portafogli sono costruiti quasi esclusivamente con prodotti cosiddetti propri ? Io le risposte le ho….. provate a trovarle anche voi….saranno quasi certamente uguali alle mie. |
AutoreAndrea Fumasi Archivio
Ottobre 2024
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