Partiamo col dire che tutti i versamenti effettuati in un fondo pensione sono deducibili ai fini Irpef fino ad un massimo di € 5.164,57 annuo, sottraendo l'importo di questi versamenti dal reddito lordo prima di essere assoggettato all'Irpef, mentre per quanto riguarda la tassazione in fase di erogazione della pensione integrativa per capitale e rendita risulta agevolata e si verifica quando si arriva al momento dell’erogazione della pensione. Ci sono due forme di erogazione della pensione: il capitale viene erogato fino a un massimo del 50% del montante finale accumulato e il restante 50% deve necessariamente essere erogato in forma di rendita. In entrambi i casi la tassazione è agevolata: è applicata una ritenuta a titolo d’imposta con aliquota massima del 15% contro un range cha va dal 23% al 43% a seconda del reddito delle normali aliquote IRPEF applicate sui redditi complessivi. L’aliquota del 15% è quella massima, ma c’è da tenere conto che se si detiene un fondo pensione per oltre 15 anni, ci sono degli sconti percentuali sull’aliquota: ogni anno si sconta uno 0,30% fino ad arrivare al 6% di sconto massimo complessivo. Chi investe in un fondo pensione nel lungo periodo può quindi far scendere l’aliquota al momento dell’erogazione dal 15% fino al 9%.
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I fondi di investimento sono prodotti finanziari rivolti ai risparmiatori che consentono, grazie alla sottoscrizione di quote di partecipazione al patrimonio collettivo, di fruire di una serie di vantaggi come la diversificazione del proprio investimento e la riduzione dei costi di transazione.
Come funzionano i fondi di investimento ? Chi decide di sottoscrivere un fondo di investimento acquista titoli per partecipare a profitti o perdite a seconda del numero di quote detenute in portafoglio. Leggermente diverso è il caso delle SICAV, le società di investimento a capitale variabile, che permettono ai sottoscrittori di diventare soci acquistando azioni e, di conseguenza, maturando i diritti degli azionisti. Chi gestisce il risparmio è la Società di Gestione del Risparmio (SGR), mentre alla banca depositaria del fondo viene affidata la vigilanza sui valori in gioco e deve controllare la regolarità delle operazioni fatte dalla SGR. I titoli acquistati sono quindi di proprietà di tutti i sottoscrittori e, per valutare l’andamento e il profilo di rischio del Fondo, si utilizza il benchmark: un parametro oggettivo costituito da uno o più indici che riassumono l’andamento dei mercati in cui opera il Fondo. Quali tipologie di fondi esistono? I fondi di investimento possono essere suddivisi in svariate categorie, a seconda della struttura, del funzionamento, del settore in cui operano e così via : 1. Fondi aperti e chiusi: i primi sono a capitale variabile e attribuiscono ai partecipanti libertà di entrata e uscita in qualsiasi momento, mentre per i secondi la sottoscrizione delle quote avviene in un’unica soluzione e il riscatto può essere chiesto solo alla scadenza. 2. Fondi comuni di investimento: con gli investimenti in fondi comuni i risparmiatori acquistano quote di partecipazione, collocate sul mercato da intermediari qualificati (SGR, sportelli bancari e promotori finanziari) soggetti al controllo di Consob e Banca d’Italia. 3. Fondi “armonizzati”: (ossia conformi alle direttive EU) prevedono una serie di vincoli agli investimenti a tutela dei risparmiatori, mentre i fondi “non armonizzati” (speculativi, riservati, fondi di fondi e Hedge Funds) danno maggiori libertà ma sono più rischiosi; 4. Fondi liquidità: fondi che non possono investire in azioni; 5. Fondi obbligazionari: sono i fondi che non possono investire in azioni ad esclusione dei Fondi Obbligazionari Misti 6. Fondi bilanciati: fondi che investono in azioni per importi dal 10% al 90% del portafoglio; 7. Fondi azionari: sono fondi che investono almeno il 70% del proprio portafoglio in azioni; 8. Fondi flessibili: possono scegliere liberamente se detenere azioni e in quale proporzione; 9. Fondi alternativi: hanno grande volatilità e in genere sono sfruttati dagli investitori che hanno molta liquidità, perché possono garantire un’alta diversificazione del portafoglio. Si dividono in Hedge Fund, Private Equity Fund e Venture Capital Fund. Rischi e vantaggi dei fondi di investimento : Il livello di rischio è variabile e viene indicato con chiarezza al momento della sottoscrizione del fondo. I rischi possono essere anche significativi, ma secondo le statistiche gli investitori italiani non si lasciano scoraggiare e guardano con favore ai fondi. È importante però che la valutazione di investimento sia fatta con prudenza, confrontando le varie offerte sul mercato e, soprattutto, conoscendone i meccanismi di funzionamento. I fondi pensione, bistrattati, snobbati, ignorati da molti possono se non risolvere, almeno attenuare il problema della nostra futura pensione INPS.
Il continuo allungamento dell’età anagrafica o degli anni di contributi, messa in atto dai vari governi, sicuramente non permetterà, sopratutto ai giovani, di giovare una volta in pensione di importi mensili adeguati ad un normale tenore di vita e …...dico normale, a meno che non si integri la rendita mensile INPS con un’altra creata nel corso della vita attraverso appunto i fondi pensione. Qual’è però la tassazione applicata sulle plusvalenze maturate annualmente dai fondi pensione ? Con la Legge di Stabilità 2015, l’imposta sostitutiva applicata ai fondi pensione è passata dall’11,5% al 20% con effetto retroattivo dal 1° gennaio 2014, tranne che sui titoli di Stato italiani o titoli a essi equiparati, ossia obbligazioni emesse da organismi internazionali e obbligazioni emesse dagli Stati esteri inclusi nella cd. “white list”, cioè tutti i paesi con i quali l’Agenzia delle Entrate prevede un adeguato scambio di informazioni. Ciò sta a significare che se si sceglie un comparto bilanciato (50% azioni – 50% obbligazioni) l’imposta sostitutiva sarà dell’12,5% per i rendimenti della componente obbligazionaria e del 20% per quella azionaria. Rispetto alla tassazione applicata ai rendimenti delle altre forme di investimento, quella sui fondi pensione gode comunque di un’aliquota agevolata. Di fatto, se mentre i rendimenti generati da titoli di stato italiani e dei Paesi della “white list” sono soggette alla stessa aliquota del 12,5%, quelli generati da azioni, obbligazioni, titoli di stato “non white list” sono assoggettati a un’imposta del 26%. Forse vale la pena pensarci…...
Ecco oggi il secondo libro in proposta, si tratta di Ray Dalio con il suo "I principi del successo".
Nel 1975 Ray Dalio ha fondato Bridgewater Associates. Oggi, quarant'anni dopo, Bridgewater è la quinta private company più importante degli Stati Uniti (Fortune), negli anni, il fondo diventerà il più grande al mondo: oggi gestisce patrimoni per 160 miliardi di dollari. «Otto anni dopo aver lanciato Bridgewater, c’è stato il mio più grande fallimento. Era la fine degli anni ’70, avevo 34 anni e avevo calcolato che le banche statunitensi avessero prestato più soldi ai Paesi emergenti di quanto questi fossero in grado di ripagare». Dalio era convinto che questo problema avrebbe portato a una grande crisi del debito, la seconda più grande dalla Grande Depressione del ’29. Questo avrebbe portato il mercato azionario al ribasso. Di lì a poco la previsione si rivela vera: nel 1982, il Messico non onora i propri debiti ed è presto seguito da altri Paesi. Per via della sua previsione, a Dalio viene chiesto di parlare al Congresso degli Stati Uniti e al noto programma “Wall Street Week”. Ma le conseguenze di quella crisi del debito previste dall’investitore si rivelano completamente sballate: «Ero arrogante e avevo anche torto – racconta ancora Dalio – La crisi del debito si verificò, ma i mercati e l’economia andarono al rialzo e non al ribasso e io persi così tanti soldi, miei e dei miei clienti, da essere costretto a chiudere la mia attività e licenziare quasi tutti, persone che consideravo di famiglia. Fu straziante. Persi così tanti soldi da essere costretto a chiedere 4000 dollari a mio padre per pagare le bollette». I Principi di Dalio sono quindi una summa di idee innovative come quelle della Meritocrazia delle Idee, per scoprire in definitiva tre cose:
Da oggi vorrei iniziare a proporre libri riguardanti soldi e risparmio, alcuni saranno più per persone già avvezze in campo finanziario, altri possono essere letti da chiunque voglia immergersi nel mondo "misterioso" della finanza.
Il primo libro che vi propongo è : L'INVESTITORE INTELLIGENTE (Benjamin Graham) Benjamin Graham è stato un economista, professore universitario e imprenditore statunitense. Graham fondò la sua società di gestione dopo il crollo di Borsa del 1929. Stiamo quindi parlando non di un teorico, ma di un uomo di mercato, capace di elaborare un’infrastruttura di regole di investimento partendo dall’operatività e non da manuali economico-finanziari. Il libro è un testo che presenta alcune parti tecniche e richiede una certa familiarità con i mercati finanziari e con la matematica. Andrebbe quindi studiato e non letto e in questo senso sembrerebbe dedicato agli addetti ai lavori. In verità è una lettura preziosa per chiunque abbia dei risparmi da investire. Affrontatelo inizialmente come fareste con un romanzo. Saltate i paragrafi che vi sembrano troppo difficili o che riguardano il mondo del mercato americano dell’epoca e focalizzatevi sulla distinzione tra speculazione e investimento, sulle figure dell’investitore difensivo rispetto a quello intraprendente, sui trucchi per evitare di essere succubi di Mr. Market e delle sue fluttuazioni, sugli obiettivi realistici di lungo termine che occorre darsi quando si parla della gestione del proprio denaro. Che siate esperti di mercati o solo alla ricerca di una bussola in un mondo finanziario sempre più difficile da decifrare, tutto quello che vi serve lo trovate nelle pagine e nel genio di Graham.
Come si legge nell'articolo i millenials, coloro nati tra il 1981 e il 1996, avendo vissuto la crisi finanziaria del 2008, tendono ad avere un certo distacco per gli investimenti sui mercati azionari.
Oggi i millenials avendo tra i 25 e 40 anni hanno la possibilità di pianificare con cura il loro futuro e nell'articolo viene spiegato come. Aggiungo io....... affidarsi ad un consulente finanziario con le p....?, attuare una buona diversificazione del capitale, avere un'ottica d'investimento di lungo periodo (i millenials possono permetterselo) e non per ultimo comportarsi da formichine risparmiando un poco alla volta, sono concetti base che permetteranno ai millenials di affrontare il futuro con maggiore serenità. Questa mattina ho ricevuto una telefonata allarmata da un cliente :"ma è vero che tolgono i bonus e fanno la patrimoniale ?" Gli chiedo : "dove l'hai letta questa storia ?" "Su internet !!" la sua risposta... A questo punto lo tranquillizzo dicendogli che Draghi è ancora in fase di consultazioni per formare un governo, quindi per ora nessun programma proclamato. Poi mi dico....ma andiamo a vedere i titoli che girano su internet e mi trovo :"Mario Draghi cancella i bonus. Ecco a cosa dire addio!" oppure :"Governo Draghi, basta con bonus e ristori: agli italiani servono opportunità", titoli allarmistici per qualcuno.
Leggendo più a fondo l'articolo, viene spiegato come Draghi ha sempre avuto un'atteggiamento poco assistenzialista e più orientato alle opportunità, quindi non si parla di cose che avverranno sicuramente, probabili, ma non come già avvenute. Non fermiamoci a leggere solo i titoli, ma tutto l'articolo e facciamoci un'idea nostra....soprattutto in campo economico. ![]() 1. Cambiare bruscamente orizzonte temporale Di solito funziona così: avete scelto un portafoglio ipotizzando una certa durata dell’investimento, poi il mercato “tossisce”, uno strumento all’interno del portafoglio perde il 5-6%, voi leggete alcune opinioni negative in merito, iniziate a tremare come conigli e alla fine vendete. Questo cambio d’orizzonte temporale fa danni mostruosi: tipicamente vi fa perdere circa la metà dei guadagni. Soluzione: investite un po’ alla volta e non pensateci più. Non fate come il tizio del grafico seguente… 2. Non diversificare La diversificazione è inutile solo se siete capaci di prevedere il futuro e sapete quale sarà il miglior investimento. Se invece (come sospetto) non avete doti divinatorie paranormali, beh, allora vi conviene diversificare un po’ il vostro portafoglio. Ma senza esagerare. 3. Tardare a investire per la pensione Domanda: ve l’hanno spiegato che l’INPS ha uno schema di funzionamento demenziale? Vi è chiaro che i lavoratori pagano per chi è in pensione, ma il numero di pensionati cresce in modo insostenibile rispetto al numero di lavoratori? E che dunque la pensione pubblica è sempre più un miraggio, soprattutto per chi è nato dopo il 1980? Bene, se avete afferrato il concetto, correte ai ripari. Dormire sotto i ponti da anziani non fa bene all’artrosi. 4. Non leggere bene prospetti informativi e contratti Per legge, gli intermediari sono costretti a scrivere tutto. Magari in piccolo e con quel linguaggio legale che vi manda in narcosi già alla seconda riga. Ma voi dovete leggere tutto, se non volete cattive sorprese. 5. Comprare obbligazioni della vostra banca Le obbligazioni bancarie di solito rendono meno di un BTP di pari scadenza, perché cariche di oneri impliciti, cioè costi. Poi, sono mediamente più rischiose e meno liquide. E questo vale ancora di più per le obbligazioni bancarie subordinate, i cui detentori, con la recente entrata in vigore del bail-in, rischiano di essere chiamati a mettere mano al portafoglio in caso di default dell’emittente. Prima di comprare questi bond, studiateli con attenzione, confrontateli con un titolo governativo o un sovranazionale (tipo BEI, BIS, ecc) e solo allora decidete. 6. Credere di diventare ricchi con il trading online Il variopinto mondo del trading online pullula di guru, tesi a convincervi che diventerete ricchi grazie ai loro favolosi corsi o al loro sito di previsioni dei mercati finanziari. Sappiate che avere successo con il trading è difficilissimo: nella stragrande maggioranza dei casi voi finirete col perdere soldi e tempo. Imparate a risparmiare e a investire, non a fare trading (e siate cinici con questi corsari di bassa lega). 7. Ascoltare economisti, politici, mass-media Il rumore nelle orecchie distrae: eliminatelo. Ecco quindi, per voi e solo per voi, la mia lista personale di rumori da eliminare.
La febbre "green" sta dilagando ed è giusto così.
Sempre più investitori sono alla ricerca di aziende che applicano un modello ESG nella gestione del loro business. Banca d'Italia ha pensato quindi di avviare partnership con alcune case di gestione del risparmio con l'obiettivo di creare una cultura per lo sviluppo di una finanza sostenibile, ovvero investire in quelle aziende che fanno del concetto ESG una loro priorità. Anche diversi miei clienti sempre più spesso mi fanno la domanda : "Posso investire su aziende ad alto contenuto ESG ?" Siamo ancora agli albori della finanza sostenibile, in quanto il rating ESG non sempre viene applicato con correttezza alle aziende....ma da qualche parte si deve pur cominciare o sarà troppo tardi. ESG = Environmental, Social e Governance |
AutoreAndrea Fumasi Archivio
Ottobre 2024
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