Quali sono le caratteristiche principali dei titoli emessi dal Ministero dell’Economia dello Stato Italiano ?
BOT, BTP, CCT, CCTeu, CTZ sono dei prestiti che i cittadini fanno allo stato per finanziare il debito pubblico. Su questi prestiti lo stato paga degli interessi con scadenze diverse e tassi altrettanto diversi. Anche il rimborso del “prestito” avviene a scadenze differenti. Ma andiamo nello specifico… BOT : (Buoni Ordinari del Tesoro): ): sono titoli di stato a breve durata (3, 6 oppure massimo 12 mesi). Non hanno cedola e il rendimento derivante da questo investimento é rappresentato dalla differenza tra valore di rimborso (detto valore nominale) e il prezzo di emissione (in questo caso si dice che il prezzo di emissione é “sotto la pari” in quanto spendo meno di quello che riceverò a scadenza). Spesa 98 – rimborso 100 – 2 interessi lordi. BTP (Buoni del Tesoro Poliennali): sono titoli di stato a lunga durata (3, 5, 10, 15 e addirittura a 30 anni). Pagano interessi semestrali a tasso fisso. CCT/CCTeu : (Certificati di Credito del Tesoro): I CCT sono titoli di stato a tasso variabile con la durata di 7 anni. Gli interessi vengono corrisposti con cedole posticipate semestrali indicizzate al rendimento dei BOT semestrali + un premio detto “spread”; I CCTeu sono dei nuovi titoli di stato con una scadenza medio lunga, pari a 7 anni con cedole sempre semestrali ma l’ interesse é indicizzato al tasso Euribor a 6 mesi. CTZ (Certificati del Tesoro zero coupon): sono titoli di Stato con durata di 2 anni. Come i Bot, sono senza cedola e il rendimento é interamente determinato dalla differenza tra valore di rimborso e prezzo di emissione. La tassazione sugli interessi percepiti dai sottoscrittori di questi “prestiti” è pari al 12,5%. Tutti questi titoli hanno un’elevato grado di liquidabilità in quanto possono essere venduti sul mercato in qualunque momento. Attenzione il prezzo di vendita è stabilito dal mercato stesso e non necessariamente è lo stesso prezzo che abbiamo pagato per sottoscrivere il titolo, può essere maggiore, ma anche inferiore, dipende dai momenti.
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Sempre più spesso si sente parlare di investimenti ESG e sempre più persone sono orientate verso investimenti di questo tipo, in quanto negli ultimi anni le questioni ambientali e di buona governance si sono fatte più evidenti.
L’evoluzione delle tematiche ESG hanno portato politica (chi più chi meno), aziende, ma sopratutto investitori ad avere un’occhio di riguardo proprio per queste tematiche. Ma cosa significa ESG ? ESG sta per Environmental cioè ambientale, Social cioè sociale e Governance cioè governo societario. Ma nello specifico ? Mi spiego meglio... I fattori di tipo ambientale riguardano l'esigenza di favorire processi produttivi meno energivori e con minore impatto sull'ambiente; I fattori di sostenibilità sociale si riferiscono alle relazioni di lavoro, all'inclusione, al benessere della collettività nonché al rispetto dei diritti umani; Infine i fattori di governo societario riguardano il rispetto di politiche di diversità nella composizione degli organi di amministrazione delle imprese, la presenza di consiglieri indipendenti o le modalità di remunerazione dei dirigenti, elementi che hanno un ruolo centrale nell'assicurare che gli aspetti di tipo sociale e ambientale vengano considerati nelle decisioni delle imprese e delle organizzazioni. Ma un’investitore come può scegliere di destinare i suoi risparmi verso criteri ESG ? Basta seguire il rating ESG, un’indice che che permette anche agli investitori di avere una maggiore comprensione della sostenibilità di una impresa e della sua esposizione a rischi collegati a problematiche ambientali, sociali o relative alla governance. Il rating ESG è costituito da una serie di fattori che permettono di esprimere una valutazione anche in merito al profilo di rischio e di performance di un investimento relazione al livello e alla tipologia di impatto di un’azienda. Il tutto in relazione alla tipologia del mercato in cui opera, alle strategie e alle iniziative progettuali che la contraddistinguono. Quando si decide di investire, non serve essere dei maghi della finanza, ma basta semplicemente evitare 5 macro errori. Si tratta di principi basilari condivisi da tutti gli esperti del settore compresi noi consulenti e che spesso vengono ribaditi all’infinito. Questo proprio perché, puntualmente, l’istinto porta gli investitori a cadere nelle stesse trappole.
1. NON DIVERSIFICARE Mettere tutte le uova nello stesso paniere amplifica i rischi e non permette una corretta gestione del risparmio. E’ necessario bilanciare il proprio portafogli in classi di attività differenti (azioni, obbligazioni, valute, materie prime, eccetera) puntando su settori variegati. In questo modo, quando alcune classi di attività come le azioni vanno male, la perdita potrà essere compensata da altri investimenti che tendono ad andare bene nelle medesime circostanze. 2. INVESTIRE SPINTI DALLA MODA DEL MOMENTO La paura di mancare l’investimento del secolo e la tendenza a farsi influenzare dalle ultime mode può produrre errori clamorosi. Raramente cavalcare l’euforia di una bolla che si gonfia è una buona idea. 3. NON RAGIONARE A LUNGO TERMINE L’investitore facoltoso è meno interessato ai guadagni di breve periodo e punta a creare ricchezza con lungimiranza. Pianificare per i prossimi decenni è un esercizio che aiuta investire con degli obiettivi in mente e a rapportarsi in modo più lucido alla sfida. 4. FARSI PRENDERE DAL PANICO Resistere alle intemperie dei mercati può essere quasi impossibile. Se i titoli crollano, vendere “concretizza” la perdita: per questo disporre di sufficiente liquidità per affrontare il mercato “orso” è fondamentale. Essere costretti a vendere nel momento sbagliato, perché non esistono alternative, è una situazione da evitare. 5. FARE TUTTO DA SOLI I possessori di grandi patrimoni raramente gestiscono tutto in proprio: un “buon consulente”, inoltre, “è anche un modo per mitigare lo stress”. Un consulente finanziario permette di ridurre i rischi e le perdite quando i mercati soffrono. Il prezzo da pagare per questa esperienza viene spesso più che bilanciato nel lungo periodo. |
AutoreAndrea Fumasi Archivio
Gennaio 2025
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