Partiamo col dire che tutti i versamenti effettuati in un fondo pensione sono deducibili ai fini Irpef fino ad un massimo di € 5.164,57 annuo, sottraendo l'importo di questi versamenti dal reddito lordo prima di essere assoggettato all'Irpef, mentre per quanto riguarda la tassazione in fase di erogazione della pensione integrativa per capitale e rendita risulta agevolata e si verifica quando si arriva al momento dell’erogazione della pensione. Ci sono due forme di erogazione della pensione: il capitale viene erogato fino a un massimo del 50% del montante finale accumulato e il restante 50% deve necessariamente essere erogato in forma di rendita. In entrambi i casi la tassazione è agevolata: è applicata una ritenuta a titolo d’imposta con aliquota massima del 15% contro un range cha va dal 23% al 43% a seconda del reddito delle normali aliquote IRPEF applicate sui redditi complessivi. L’aliquota del 15% è quella massima, ma c’è da tenere conto che se si detiene un fondo pensione per oltre 15 anni, ci sono degli sconti percentuali sull’aliquota: ogni anno si sconta uno 0,30% fino ad arrivare al 6% di sconto massimo complessivo. Chi investe in un fondo pensione nel lungo periodo può quindi far scendere l’aliquota al momento dell’erogazione dal 15% fino al 9%.
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I fondi pensione, bistrattati, snobbati, ignorati da molti possono se non risolvere, almeno attenuare il problema della nostra futura pensione INPS.
Il continuo allungamento dell’età anagrafica o degli anni di contributi, messa in atto dai vari governi, sicuramente non permetterà, sopratutto ai giovani, di giovare una volta in pensione di importi mensili adeguati ad un normale tenore di vita e …...dico normale, a meno che non si integri la rendita mensile INPS con un’altra creata nel corso della vita attraverso appunto i fondi pensione. Qual’è però la tassazione applicata sulle plusvalenze maturate annualmente dai fondi pensione ? Con la Legge di Stabilità 2015, l’imposta sostitutiva applicata ai fondi pensione è passata dall’11,5% al 20% con effetto retroattivo dal 1° gennaio 2014, tranne che sui titoli di Stato italiani o titoli a essi equiparati, ossia obbligazioni emesse da organismi internazionali e obbligazioni emesse dagli Stati esteri inclusi nella cd. “white list”, cioè tutti i paesi con i quali l’Agenzia delle Entrate prevede un adeguato scambio di informazioni. Ciò sta a significare che se si sceglie un comparto bilanciato (50% azioni – 50% obbligazioni) l’imposta sostitutiva sarà dell’12,5% per i rendimenti della componente obbligazionaria e del 20% per quella azionaria. Rispetto alla tassazione applicata ai rendimenti delle altre forme di investimento, quella sui fondi pensione gode comunque di un’aliquota agevolata. Di fatto, se mentre i rendimenti generati da titoli di stato italiani e dei Paesi della “white list” sono soggette alla stessa aliquota del 12,5%, quelli generati da azioni, obbligazioni, titoli di stato “non white list” sono assoggettati a un’imposta del 26%. Forse vale la pena pensarci…... Alla luce della notizia del sorpasso dei pensionati sulle buste paga, con più pensionati che lavoratori attivi, in futuro non sarà facile garantire la sostenibilità della spesa previdenziale con l'atteso progressivo invecchiamento della popolazione e il trend negativo dell’incremento demografico. Da qui la necessità di aumentare la cultura dell’investimento previdenziale per garantirsi una pensione che possa garantire il medesimo tenore di vita agli attuali lavoratori. Una delle soluzioni percorribili è quella di potenziare la previdenza complementare. Sono soprattutto le giovani generazioni che dovrebbero integrare maggiormente con un piano di previdenza complementare la futura pensione pubblica ma, innanzitutto, dovrebbero conoscere meglio ciò che li aspetta per prepararsi in tempo. I fondi pensione hanno dimostrato che possono investire il risparmio previdenziale accumulato attraverso strumenti a lungo termine che riescano a generare un rendimento finanziario, realizzato attraverso lo strumento tipico e fiscalmente agevolato dei fondi pensione complementari, alimentati da un apporto contributivo reale, per intenderci un 10% del reddito annuo. Per un lavoratore subordinato soltanto il Tfr ogni anno fornisce già circa il 7% della retribuzione, ma anche, se ci riesce, con dell’ulteriore accumulo di risparmio prudenziale. Per fare questo i fondi pensione, attraverso la modalità del Pac, appaiono uno strumento ideale.
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AutoreAndrea Fumasi Archivio
Settembre 2023
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