Andrea Fumasi Consulente Finanziario
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IL FALLIMENTO DELLA SILICON VALLEY BANK

13/3/2023

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Nonostante i titoli di qualche giornale che parlano di Lehman 2.0 (capire bene la notizia prima di allarmarsi), non c’è niente in comune con il disastro di 15 anni fa, quando le banche di tutto il mondo erano piene di titoli tossici. Oggi è solo la storia della Silicon Valley Bank, banca che opera, come appunto dice il suo nome, nella Silicon Valley americana e che ha mal gestito un problema di liquidità.
Il collasso della SVB che ha scatenato un’ondata di vendite sui titoli bancari sulle due sponde dell’Atlantico, ha poco a che vedere con la crisi devastante che investì il sistema finanziario globale ormai 15 anni fa. Non ci sono in giro titoli tossici come quelli costruiti sui mutui subprime, di cui erano pieni i portafogli delle principali istituzioni finanziarie.
Le securities di allora, che avevano impacchettato i mutui subprime, erano diventate carta straccia, e tenerle a scadenza voleva dire solo perdere l’intero capitale. Inoltre, ne erano pieni non solo i portafogli di Lehman, ma di tutte le grandi banche americane e europee.
Una doppia botta ha ferito la SVB: startup e investitori hanno cominciato a ritirare liquidità dai depositi di SVB per la caduta in disgrazia del settore tech americano, mentre il valore dei bond in cui la liquidità era investita è sceso bruscamente per effetto del rialzo dei tassi e della stretta monetaria. Quando ha esaurito la cassa, SVB ha cominciato a vendere i bond in portafoglio per soddisfare il prosciugamento dei depositi, ma in perdita, causa il calo dei prezzi dovuto al rialzo dei tassi. Se non ci fossero stati grossi ritiri di liquidità, SVB avrebbe tenuto i bond fino a scadenza e non avrebbe subito alcuna perdita, qui sta la differenza principale con Lehman e la crisi finanziaria globale del 2008. Oggi i bilanci delle banche, grandi e piccole, in USA e in Europa, sono in ordine e con riserve abbondanti.
Le banche, americane e europee, restano un solido presidio di portafoglio, sia azionario che obbligazionario. Alla fine l’inflazione rientrerà e la stagione della stretta monetaria finirà. I temi di investimento di lungo termine restano intatti. Serve pazienza e un po’ di cash disponibile per approfittare di opportunità tattiche che, come si vede, non mancano.
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